L’UOMO DI PAGLIA
di Georges Feydeau
preceduto da
AGLI ANTIPODI
PATTA ALL’ARIA
UN SIGNORE CHE NON AMA I MONOLOGHI
AGLI ANTIPODI
PATTA ALL’ARIA
UN SIGNORE CHE NON AMA I MONOLOGHI
con
Massimiliano Sbarsi
Emanuele Vezzoli
Paola De Crescenzo
Luca Nucera
Nanni Tormen
direzione Walter Le Moli
produzione Fondazione Teatro Due
Piccola Sala
dal 6 all’8 e dal 11 al 13 dicembre 2018, ore 20.30
9 dicembre 2018, ore 16.00
14 e 15 dicembre 2018, ore 18:30
Considerato uno dei più grandi autori della commedia francese, genio teatrale dell’intreccio, dell’equivoco, del travestimento, degli scambi di persona, Georges Feydeau ha composto oltre 50 testi, fra commedie e vaudeville. Una piccola “soirée Feydeau” imperniata sul breve atto unico, composto tra il 1884 e il 1885 (quando l’autore aveva 22 anni) L’uomo di paglia; quasi in forma di preludio al ritmo da operetta offenbachiana creato dall’autore, tre monologhi: Agli antipodi, Patta all’aria e Un signore che non ama i monologhi, composti fra il 1881 e il 1883, avvieranno il clima rocambolesco e parossistico dell’atto unico.
Henry Gidel – biografo di Feydeau – sostiene che questo testo, mai pubblicato, costituisca un’anticipazione del Teatro dell’Assurdo, ragione stilistica che all’epoca ne ha inibito la rappresentazione sulle scene francesi.
Due uomini, che non si conoscono, arrivano in una casa per domandare la mano della proprietaria. La cittadina Marie, nubile, si è candidata come presidente del suo partito politico e per farlo deve trovare un marito che occupi ufficialmente il suo posto e che lei possa manipolare da dietro le quinte: un “uomo di paglia”, un prestanome. All’annuncio che Marie ha fatto pubblicare sul giornale per ricevere aspiranti mariti, risponderanno Farlane e Salmèque, che si presenteranno contemporaneamente all’appuntamento credendo reciprocamente che Marie sia l’altro, nonostante l’apparenza mascolina, convinti entrambi che la donna sia così tremendamente brutta da sembrare un uomo.
Con sguardo spietato, che non lascia concessioni alla borghesia della sua epoca, Feydeau compone un meccanismo drammaturgico perfettamente congegnato, ritmato e divertente che, fra giochi di parole e conti con cifre che sballano, riesce a rendere plausibile una storia inverosimile.
Georges Feydeau (1862-1921) fu un prodigioso inventore del genere comico. Egli non ha rinnovato il vaudeville, ma attraverso tutte le sue pièce ne ha creato uno nuovo. Altri, riproducendo le sue scenografie bizzarre ci hanno dato l’illusione di imitarlo, ma egli era inimitabile, proprio per la sua incessante inventiva. Partendo da un’idea iniziale, Georges Feydeau era capace di dare libero sfogo alla fantasia e, a mano a mano che i suoi personaggi avanzavano, inventava per loro delle strade senza uscita, obbligandoli a scoprire da soli delle porte o delle finestre di cui nemmeno egli aveva sospettato l’esistenza, e che strappava dall’incognita della vita quotidiana. Chiunque altro avrebbe perso l’orientamento. Georges Feydeau possedeva la chiave meravigliosa dei grandi osservatori. Frugava i suoi personaggi fino a trovare in essi il filo che gli avrebbe permesso di ricucirli, di lanciarli di nuovo nella prossima avventura. Feydeau non si aspettava nulla dal caso; si fidava solo delle sue deduzioni. I tipi che metteva in scena erano vivi grazie alla loro autenticità, e tutto quello che poteva succedergli diventava plausibile, evidente, inevitabile.
Cosa ci fosse di sconvolgente nel delizioso andante con brio L’uomo di paglia sta a voi deciderlo con l’avvertenza che, se allora poteva apparire un’offesa al buon costume ora nell’attuale babele dei sessi l’inganno che qui regna sovrano rischia di passare inosservato. Ma ascoltate cosa succede in questo vaudeville a due che sbarca da noi per merito di Walter Le Moli. Una signora che in scena non vedremo vuol darsi alla politica. E per aggirare il divieto imposto all’eterno femminino necessita di far eleggere al suo posto un sedicente portavoce maschile alla cui ombra trafficare. Ma ahimè accade che i primi due candidati, informati della bruttezza della dama che ama presentarsi en travesti, scambino l’un l’altro il contendente per l’orrida creatura.
Finché l’assurdo quiproquò venga svelato tra maxi insulti irriferibili che oggi provocano le risate della platea. Tutto qui, direte, poteva allora suscitare uno scandalo degno di un colpo di stato? Sì!Enrico Groppali