con Roberto Abbati e Gigi Dall’Aglio
La dodicesima notte
Sebastiano e la sorella Viola, due giovani di Messalina, erano fratelli gemelli: sin dalla nascita si somigliavano tanto che, se non avessero portato vestiti diversi, sarebbe stato impossibile distinguerli l’uno dall’altra…
Pericle, principe di Tiro
Pericle, principe di Tiro, si recò volontariamente in esilio per evitare ai suoi sudditi la terribile calamità con la quale Antioco, il malvagio imperatore della Grecia, minacciava di colpire la città…
Alcune opere di Shakespeare erano volte al puro divertimento del pubblico: intrattenimento, gioia, invenzioni linguistiche e personaggi comici. Così, La Dodicesima Notte, che verrà portata in scena nuovamente da Roberto Abbati, rientra tra le happy comedies shakespeariane con i suoi intrecci, i travestimenti e gli amori a lieto fine. Pericle, principe di Tiro verrà letto invece da Gigi Dall’Aglio, la cui carriera di attore, di regista ma anche di docente è stata continuamente contaminata dall’opera del Bardo; risalgono agli anni Ottanta e Novanta le creazioni collettive e le regie delle grandi commedie, ma il personaggio che più ha segnato il percorso di Dall’Aglio è stato Falstaff in un Enrico IV che ha girato l’Europa, rappresentato continuativamente per più di dieci anni. L’esperienza di Gigi Dall’Aglio è legata strettamente al lavoro con la compagnia, che prevede un’impostazione corale, riflesso della complessità della messa in scena, del lavoro sul testo e della reinvenzione di uno spazio coerente. La lettura di un racconto implica necessariamente una semplificazione, soprattutto se la scrittura deve tenere in giusto conto l’età del destinatario, un lavoro del singolo ma che vive in uno stretto e intimo rapporto col pubblico. L’operazione di riduzione effettuata dai fratelli Lamb all’inizio dell’Ottocento è pregevole: la complessità delle opere si traduce in testi eleganti, dotati di grazia e delicatezza che, nella loro semplicità, conservano comunque i tratti principali dei testi originali. Pericle, principe di Tiro, secondo Gigi Dall’Aglio, è un testo molto adatto ad essere raccontato, dotato di una leggerezza gustosa, è pieno di desiderio di bellezza e immerso in un’atmosfera malinconica e nostalgica vicina a quella che si respira nella Tempesta. Molti avvenimenti sono attraversati da una sottile e affettuosa ironia, vera come la vita fatta di continui saliscendi e tormenti che possono anche venarsi di un giocoso umore sottile quando la distanza che, offerta dal peso degli anni, mette tutto nella prospettiva di una ineluttabile, dolce e inevitabile entropia.