COSÌ VICINO, COSÌ LONTANO
un progetto di Vincenzo Picone
Il progetto è nato all’interno del Laboratorio di teatro per studenti universitari 2018 e si sarebbe dovuto concludere negli ultimi mesi del 2020.
con giovani, vecchi e bambini della Città di Parma
produzione Fondazione Teatro Due
SPAZIO BIGNARDI
Così vicino così lontano è l’approdo finale e teatrale di un viaggio iniziato un anno fa insieme a circa quaranta ragazzi Universitari, sette bambini e un imprecisato numero di Vecchi abitanti della città di Parma.
Tutto è partito da un vuoto, da un’assenza, dall’osservazione di una mancanza di ponti – e quindi di relazioni – tra chi si appresta a iniziare un percorso di vita e chi ne detiene i segreti e la memoria. Vecchi e Bambini e, tra loro, quella gioventù di benjaminiana memoria che già è stata e che dovrà divenire.
Tre età, quindi, che vivono le nostre città divise e suddivise in categorie sempre più chiuse, sempre più lontane eppure vicine tra loro.
Da un punto di vista progettuale, in una prima fase esplorativa, siamo andati noi, a piccoli gruppi di ragazzi e bambini, nei centri diurni per anziani, nelle case di riposo, nelle balere, tra i cori e nei circoli delle città; in un secondo momento abbiamo chiesto a loro, i vecchi abitanti, di venire in teatro. Una sorta di baratto narrativo, ma anche un modo per vivere e far vivere i diversi luoghi della città.
Poi abbiamo iniziato a tessere i sottili fili che legano queste storie e queste presenze portando in scena gli stessi protagonisti.
All’interno di una drammaturgia esplosa, che si muove tra il reale e il fantastico, tra il sogno e la realtà (tra il Teatro e la Città?), liberamente ispirata alla lunga didascalia di Peter Handke – L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro – che descrive la vita (stra)ordinaria di una piazza di una qualsiasi città del mondo, si aggirano corpi, storie, giochi e fantasmi solitari in cerca di un’unità perduta e spesso in lotta tra loro.
Vecchi, Giovani e Bambini che, come rette parallele in un processo asintotico, si sfiorano, si annusano, si spiano senza (quasi) mai incontrarsi davvero. Lo spazio vuoto del teatro diventa luogo da abitare, trasformare ma anche da possedere, contendere, come una famelica lotta per la sopravvivenza.
Ma davvero la morte ci è ancora nemica?
Forse non siamo più capaci di unire le cose vedendo l’indistinto che abita le differenze.
Forse abbiamo creato categorie da supermarket ovunque, mentre la vita scorre sotto i nostri piedi cementati dalle paure.
Forse possiamo immaginare nuove possibilità di esistenza, politica, poetica e reale.
Forse.
È probabile.
È una possibilità.
È lontano.
È vicino.
È.
Forse.
Vincenzo Picone
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