YUVAL AVITAL
LESSICO ANIMALE. PROLOGO
mostra a cura di Cristiano Leone
APE Parma Museo
7 luglio – 18 settembre
ORARI
dal martedì alla domenica
dalle ore 10.30 alle 17.30
(chiusura estiva 8 / 22 agosto)
INGRESSO LIBERO
in collaborazione con
APE Parma Museo
Casa degli Artisti
Corso di Alta Formazione Teatrale di Teatro Due
YUVAL AVITAL
LESSICO ANIMALE. PROLOGO
mostra a cura di Cristiano Leone
APE Parma Museo
7 luglio – 18 settembre
ORARI
dal martedì alla domenica
dalle ore 10.30 alle 17.30
(chiusura estiva 8 / 22 agosto)
INGRESSO LIBERO
in collaborazione con
APE Parma Museo
Casa degli Artisti
Corso di Alta Formazione Teatrale di Teatro Due
Lessico animale. Prologo. mette in mostra un’opera singolare che riunisce in un’unica visione performance, musica, fotografia, video, installazione, teatro, scultura e pittura, frutto del processo creativo dell’artista che per l’occasione ha lavorato con diciannove attori, allievi del Corso di Alta Formazione Casa degli Artisti del Teatro Due di Parma.
In Lessico Animale, Yuval Avital accompagna gli allievi di Casa degli Artisti in un complesso processo di trasformazione. Da attori diventano prima performer poi animali e infine, di nuovo ma in modo diverso, esseri umani. Nel teatro del mondo, inteso etimologicamente come spazio che si apre alla vista, tanto per guardare che per guardarsi, i performer entrano in relazione con loro stessi e con gli altri attraversando gli stati di poeticità, riflessività, alterità e, infine, reciprocità, tramite i quali ogni essere vivente articola il proprio pensiero in linguaggio. La performance dura sei giorni, come la genesi narrata da innumerevoli culture. Dopo un riscaldamento collettivo, gli attori accedono a un’installazione che ricorda il “cerchio di luce”, quello delle tribù nomadi, riunite attorno al fuoco. Dentro al cerchio, il visibile: corpi, suoni e danze. Al suo esterno, l’invisibile: l’ignota e indistinta notte primigenia. Il cerchio di Avital è fatto di terra: l’humus da cui ha origine il genere umano e a cui esso è ineluttabilmente destinato. Attorno a questo spazio sacro sono collocate diciannove statuette d’argilla, dei lunghi rami recisi, delle ossa come memento mori e una serie di specchi, insieme vanitas e strumento di consapevolezza del corpo. Su un tavolo si intravedono acqua, argilla, pigmenti, cenere, con cui l’artista dipingerà i corpi dei performer. Infine, vi sono anche alcune maschere che, una volta indossate, sanciranno l’avvenuta trasformazione in animali. Si inizia con una serie di esercizi, attraverso i quali i performer esplorano gli archetipi primordiali che uniscono e allontanano uomini e animali: tra i molti, “la madre”, “il padre”, “il segreto”, “l’animale guida”. Bendati, si esplorano reciprocamente toccandosi, annusandosi, leccandosi; traslano i loro volti nelle mani, le loro bocche si moltiplicano, disposti in coppie formano un cuore che pulsa in una sistole e diastole suggerita dai corpi congiunti.
Gli esercizi, poi, preparano alle scene: i performer, dipinti da Avital, diventano stambecchi, gatti, corvi, cinghiali, leoni, conigli, pecore, lupi, asini. Attraverso di loro, il simbolo arriva all’essenza della giovinezza, del lutto, della forza protettiva o della violenza gregaria, della cura e dell’attacco, della fragilità. Talvolta, il drammaturgo dinamico si inserisce nel processo gestuale dell’artista e vi apporta la parola: come riferimento, riparo, strumento tutto umano. L’intero processo è filmato e fotografato dall’artista, che con i corpi dei performer realizza anche dei calchi: come rovine del caos, tracce dell’originaria apertura all’essere. O come rovine del nostro tempo che chi sopravvivrà, forse, ritroverà un giorno.
Il lessico animale di Yuval Avital, esplorando la natura attivo-dinamica dell’universo, supera l’illusoria opposizione umanità-animalità, presente sin dal titolo come un paradosso. La categoria del ‘lessico’, in quanto formulazione propriamente umana, dovrebbe infatti escludere – o dominare – quella di ‘animalità’. La soluzione all’apparente contraddizione si trova proprio nella tradizione medievale dei bestiari, in cui affonda le radici l’ingente progetto del Bestiario della Terra. Nel Medioevo, l’animale è un segno con cui intelligere il liber naturae. Yuval Avital scandaglia gli archetipi ancestrali in un rito che pone la contemporaneità a un livello insieme pre e post-umano. Combina, infatti, due tipi di iniziazione, quella artistica – della τέχνη – e quella misterica – del μυστικός. In quest’ottica, umano e animale dialogano, non escludendosi mai reciprocamente. Ne risulta un’opera-manifesto del limen, di quella zona di confine tra performance art e teatro, tra visivo e performativo. Come una tragedia, Lessico Animale si articola in un prologo e in una serie di atti. Il prologo documenta la trasformazione, attraverso fotografie, video, interviste, etc. Come ogni lessico, è destinato esso stesso a ulteriori trasformazioni, a seconda di come si estenda nello spazio e nel tempo. Il linguaggio di Yuval Avital, secondo la celebre formula di Roland Barthes, “è una pelle”, manifestazione esteriore di una profondità atavica a cui essa aderisce, da cui dipende e si nutre, e per cui essa è anche scorza, protezione ed epifania.
Cristiano Leone
Casa degli Artisti – Formazione per il Teatro di prosa
progetto co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sociale Europeo
approvato con delibera di Giunta Regionale n.401/2021
progetto FSE – Asse III – Istruzione Formazione. Rif. PA 2020 – 15398/RER
Lessico animale. Prologo. mette in mostra un’opera singolare che riunisce in un’unica visione performance, musica, fotografia, video, installazione, teatro, scultura e pittura, frutto del processo creativo dell’artista che per l’occasione ha lavorato con diciannove attori, allievi del Corso di Alta Formazione Casa degli Artisti del Teatro Due di Parma.
In Lessico Animale, Yuval Avital accompagna gli allievi di Casa degli Artisti in un complesso processo di trasformazione. Da attori diventano prima performer poi animali e infine, di nuovo ma in modo diverso, esseri umani. Nel teatro del mondo, inteso etimologicamente come spazio che si apre alla vista, tanto per guardare che per guardarsi, i performer entrano in relazione con loro stessi e con gli altri attraversando gli stati di poeticità, riflessività, alterità e, infine, reciprocità, tramite i quali ogni essere vivente articola il proprio pensiero in linguaggio. La performance dura sei giorni, come la genesi narrata da innumerevoli culture. Dopo un riscaldamento collettivo, gli attori accedono a un’installazione che ricorda il “cerchio di luce”, quello delle tribù nomadi, riunite attorno al fuoco. Dentro al cerchio, il visibile: corpi, suoni e danze. Al suo esterno, l’invisibile: l’ignota e indistinta notte primigenia. Il cerchio di Avital è fatto di terra: l’humus da cui ha origine il genere umano e a cui esso è ineluttabilmente destinato. Attorno a questo spazio sacro sono collocate diciannove statuette d’argilla, dei lunghi rami recisi, delle ossa come memento mori e una serie di specchi, insieme vanitas e strumento di consapevolezza del corpo. Su un tavolo si intravedono acqua, argilla, pigmenti, cenere, con cui l’artista dipingerà i corpi dei performer. Infine, vi sono anche alcune maschere che, una volta indossate, sanciranno l’avvenuta trasformazione in animali. Si inizia con una serie di esercizi, attraverso i quali i performer esplorano gli archetipi primordiali che uniscono e allontanano uomini e animali: tra i molti, “la madre”, “il padre”, “il segreto”, “l’animale guida”. Bendati, si esplorano reciprocamente toccandosi, annusandosi, leccandosi; traslano i loro volti nelle mani, le loro bocche si moltiplicano, disposti in coppie formano un cuore che pulsa in una sistole e diastole suggerita dai corpi congiunti.
Gli esercizi, poi, preparano alle scene: i performer, dipinti da Avital, diventano stambecchi, gatti, corvi, cinghiali, leoni, conigli, pecore, lupi, asini. Attraverso di loro, il simbolo arriva all’essenza della giovinezza, del lutto, della forza protettiva o della violenza gregaria, della cura e dell’attacco, della fragilità. Talvolta, il drammaturgo dinamico si inserisce nel processo gestuale dell’artista e vi apporta la parola: come riferimento, riparo, strumento tutto umano. L’intero processo è filmato e fotografato dall’artista, che con i corpi dei performer realizza anche dei calchi: come rovine del caos, tracce dell’originaria apertura all’essere. O come rovine del nostro tempo che chi sopravvivrà, forse, ritroverà un giorno.
Il lessico animale di Yuval Avital, esplorando la natura attivo-dinamica dell’universo, supera l’illusoria opposizione umanità-animalità, presente sin dal titolo come un paradosso. La categoria del ‘lessico’, in quanto formulazione propriamente umana, dovrebbe infatti escludere – o dominare – quella di ‘animalità’. La soluzione all’apparente contraddizione si trova proprio nella tradizione medievale dei bestiari, in cui affonda le radici l’ingente progetto del Bestiario della Terra. Nel Medioevo, l’animale è un segno con cui intelligere il liber naturae. Yuval Avital scandaglia gli archetipi ancestrali in un rito che pone la contemporaneità a un livello insieme pre e post-umano. Combina, infatti, due tipi di iniziazione, quella artistica – della τέχνη – e quella misterica – del μυστικός. In quest’ottica, umano e animale dialogano, non escludendosi mai reciprocamente. Ne risulta un’opera-manifesto del limen, di quella zona di confine tra performance art e teatro, tra visivo e performativo. Come una tragedia, Lessico Animale si articola in un prologo e in una serie di atti. Il prologo documenta la trasformazione, attraverso fotografie, video, interviste, etc. Come ogni lessico, è destinato esso stesso a ulteriori trasformazioni, a seconda di come si estenda nello spazio e nel tempo. Il linguaggio di Yuval Avital, secondo la celebre formula di Roland Barthes, “è una pelle”, manifestazione esteriore di una profondità atavica a cui essa aderisce, da cui dipende e si nutre, e per cui essa è anche scorza, protezione ed epifania.
Cristiano Leone
Casa degli Artisti – Formazione per il Teatro di prosa
progetto co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sociale Europeo
approvato con delibera di Giunta Regionale n.401/2021
progetto FSE – Asse III – Istruzione Formazione. Rif. PA 2020 – 15398/RER