Rafael Spregelburd
INFERNO
SPAZIO GRANDE
24 e 25 novembre
PRIMA NAZIONALE
spettacolo in lingua originale con soprattitoli
scritto e diretto da Rafael Spregelburd
con Andrea Garrote, Guido Losantos, Rafael Spregelburd, Violeta Urtizberea
e Nicolás Varchausky (esecuzione musicale)
scenografia e luci Santiago Badillo
costumi Lara Sol Gaudini
musiche originali Nicolás Varchausky
illustrazione Marcos López
produzione artistica Carolina Stegmayer
produzione esecutiva Andrea Stivel e Claudio Gelemur
assistente alla regia Pablo Cusenza
Dopo un viaggio “etilico” e non del tutto chiaro a Santiago del Cile, Felipe, giornalista di rubriche turistiche, si sveglia molto confuso. Due catechiste bigotte lo tirano giù dal letto per portargli una notizia urgente: il Vaticano ha abolito l’inferno. Ora che il luogo specifico della condanna per le anime non esiste più, ma diventa solo una parola o una metafora, si scopre che l’inferno è ovunque: è nel linguaggio. L’unico modo per sfuggirgli è con sette chiavi. Bisogna imparare le sette virtù che ci liberano dall’inferno: fede, speranza, carità, temperanza, giustizia, prudenza, fortezza. Ma come l’inferno era organizzato in circoli, così lo è anche la virtù: sembra impossibile esercitare le sette virtù contemporaneamente perché sono decentrate e incompatibili, mal specificate e il male chiama inesorabilmente altro male. Una favola morale dentro l’altra, che a sua volta è il plagio di uno scrittore vanitoso che ha copiato il soggetto di un supplemento letterario da spiaggia, ozioso e manieristico; e di cui tutti ora devono pagare la frode: il beone, l’autore, la sua avvocata, i suoi critici, le sue vittime, i suoi personaggi secondari, i suoi angeli e i suoi aguzzini.
E nessuno è così stupido da farsi comparire nei suoi racconti con il suo vero nome.
Ultimo lavoro scritto, diretto e interpretato da Rafael Spregelburd insieme alla sua compagnia El Patrón Vázquez, Inferno è stato commissionato all’autore per celebrare il 500° anniversario di Hieronymus Bosch e ha debuttato a Buenos Aires nel 2022. Ispirandosi all’eterno stupore della pittura variegata, giocosa, morale e profetica dell’artista fiammingo, Spregelburd disegna un complesso labirinto sul peccato, sulla colpa, sulla virtù e sul supplizio dell’anima. Una favola morale che gli permette di indagare ancora una volta, come già nella celebre Eptalogia, le sue ossessioni: il mondo come creazione del linguaggio, il caos, la catastrofe, la colpa e la frode.