Progetti e Regie di CRISTINA PEZZOLI
con Fondazione Teatro Due
1989 Novena breve creazione con Francesco Migliaccio e Mauro Malinverno
1990 L’arte di tacere di Joseph A. Dinouart con Francesco Migliaccio e Mauro Malinverno
1992 Filottete di Sofocle, traduzione di Roberto Buffagni, con Silvano Melia, Francesco Migliaccio, Massimiliano Speziani, maschere di Bruna Calvaresi, scene e costumi di Claudia Calvaresi, musiche originali di Paolo Grandi e Franco Visioli eseguite da Quartetto PAPA, luci di Gianni Pollini
Biglietto d’oro Agis, 1992
1992 Prigioni di coppia: La rivolta di Villiers-de-l’Isle-Adam (trad. Piero Ferrero) e Baccanale di Arthur Schnitzler (trad. Giuseppe Farese)
con Elisabetta Pozzi, Piero Di Iorio, Emanuele Vezzoli e con Carla Manzon, scene di Tobia Ercolino, costumi Nanà Cecchi, trucco di Bruna Calvaresi, musiche di Bruno De Franceschi, suono di Franco Visioli, luci di Claudio Coloretti
1993 La tragedia spagnola di Thomas Kyd, traduzione di Enrico Groppali, con Sergio Albelli, Maria Ariis, Giuseppe Battiston, Sonia Bergamasco, Sara Bertelà, Giovanna Bozzolo, Mauro Malinverno, Carla Manzon, Francesco Migliaccio, Paolo Musio, Nicola Pannelli, Gabriele Parrillo, Graziano Piazza, Tommaso Ragno, Bruna Rossi, Marta Salaroli, Massimiliano Speziani, Stefania Stefanin, Emanuele Vezzoli, drammaturgo Roberto Buffagni, luci Claudio Coloretti, collaboratori artistici Giacomo Andrico, Bruna Calvaresi, Bruno De Franceschi, Francesco Ghisu, Franco Visioli
1994 L’Attesa di Remo Binosi, con Maddalena Crippa ed Elisabetta Pozzi, e con Carla Manzon, scene e costumi di Nanà Cecchi, luci di Gigi Saccomandi, colonna sonora di Franco Visioli
Premio IDI per la miglior regia, 1994
Biglietto d’oro Agis per la migliore novità teatrale italiana, 1994
1995 Il lungo pranzo di Natale di Thornton Wilder, con Sergio Fantoni, Marcello Vazzoler, Bruna Rossi, Tania Rocchetta, Roberto Abbati, Maria Ariis, Paolo Bocelli, Francesco Migliaccio, Carola Stagnaro, Laura Cleri, Silvana Bosi, Sergio Albelli, Cristina Cattellani, Emanuele Vezzoli, musiche composte ed eseguite in scena da Alessandro Nidi, scene e costumi di Giacomo Andrico, luci di Claudio Coloretti
In coproduzione con La Contemporanea ‘83
1995 Fratello e sorella di Wolfgang Goethe, traduzione di Rosso da San Secondo, con Carlo Cecchi, Elisabetta Pozzi, Roberto Abbati, scene e costumi di Giacomo Andrico, musiche ed esecuzione di Alessandro Nidi, luci di Andrea Borelli
1996 Sulle tracce del vello d’oro, studio composto da frammenti tratti da Il vello d’oro e Medea di Franz Grillparzer, Le Argonautiche di Apollonio Rodio, Sulle tracce del vello d’oro di Roberto Buffagni, con Maddalena Crippa, Maurizio Donadoni, Peppino Mazzotta, Sergio Albelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Carola Stagnaro, Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Lino Troisi, Giovanni Visentin
1996 Tra le voci di Medea, creazione composta da frammenti da Medea di Franz Grillparzer, Le Argonautiche di Apollonio Rodio, Medea di Seneca, con Maddalena Crippa
1998 Il Caso Moro di Roberto Buffagni, con Sergio Fantoni, Roberto Abbati, Francesco Acquaroli, Paolo Bocelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Nicola Pannelli, Tania Rocchetta, Bruna Rossi, Marcello Vazzoler, scene e costumi Giacomo Andrico
A Cristina
Vorrei tanto credere alla frase “le persone non muoiono, rimangono incantate”, un’immagine straordinaria che, facendo bene all’anima, allevia momentaneamente la fatica di accettare il non trattenere a sé chi se ne va. Oggi, niente consolazione, nessuna immagine potente delle mille che in questi giorni si sono affastellate. Quasi dieci anni di teatro insieme a dilatare il tempo, a provare a intensificare la vita senza nascondere il dolore, la passione, la ragione, la mancanza, l’ossessione, l’idea e la paura della morte da trasformare in atto di creazione tutti i giorni.
La prima volta che ti ho conosciuto ero incinta e si vedeva. Sono entrata in Piccola Sala che avevate (con Francesco Migliaccio, Mauro Malinverno e Gigi Croce) riempito di rifiuti presi in discarica. Su un tavolo stava disteso e nudo Maurino. Francesco lavava con una spugna il corpo del morto, lentamente, con meticolosità. Al mio ingresso, Asko, un pastore tedesco da cui non ti separavi mai – e che qualche tempo dopo avrebbe cercato di mordere il braccio di mia figlia salvata in extremis! –, si era alzato nel buio abbaiando ferocemente e spaventandomi a morte. A morte, appunto. Come un Cerbero ma con un’unica testa… 1989, la creazione si intitolava Novena breve e, dopo Paura del buio, era il tuo secondo lavoro da regista.
Non so se il Teatro Due sia stato per te una “dimora del tempo sospeso” per dirla con Jabès da cui all’epoca eri rimasta affascinata. Il tempo dello studio e della dedica necessari alla creazione – quello che manca sempre e sui perché ora non mi soffermo – con te ce lo siamo dati e quando non c’era l’abbiamo inventato anche coinvolgendo e convincendo altri, qualche volta a tradimento…
Per te, come per noi, il processo è sempre stato più importante del risultato finale, dello spettacolo; le domande più urgenti delle risposte. Una gitana sempre in movimento che forse di una casa “per sempre” non sapeva che farsene.
L’ultima volta che ci siamo viste a un incontro al Piccolo Teatro per parlare de L’Attesa e di Remo Binosi hai detto pubblicamente che avevi nostalgia di quel periodo e ti sei messa a raccontare con calma e fermezza i perché. Sembrava li richiamassi a te stessa, mentre mi guardavi per farti credere e abbiamo sorriso, nella naturale complicità del momento.
Sono sincera, Cristina: troppe morti portano via anche le parole e non so più se basterà l’apertura, l’ascolto e il continuare a “mettersi scomodi” per riuscire a crearne di nuove.
Paola (Donati)