Questo articolo è stato tratto dal sito ufficiale di Valerio Binasco.
Clown e i fool sono personaggi speciali, che prendono su di se tutto il ridicolo degli uomini senza giudicarlo, quasi senza accorgersene. La gente che li osserva si riconcilia con il ridicolo, e impara a scoprirne la bellezza. Clown e i fool non sono semplicemente dei comici. Questi ultimi hanno infatti un rapporto diverso col ridicolo : in qualche modo lo rigettano e lo denunciano. Lo imitano, per tenersene fuori. Per esempio: Totò, Stan Laurel sono dei clown-fool. Alberto Sordi, Dario Fo sono dei comici. Boldi è un clown, De sica un comico. Nel clown c’è qualcosa di spaesato e indifeso, come nel comico c’è qualcosa di ammiccante, e talvolta perfino prepotente. Senza spettatori, il comico svanisce, si ricompone in un essere umano normale; mentre il clown, si ha l’illusione che continui anche da solo.
Anche questo spettacolo arriva da lontano. Molto tempo fa lavorai con Nicola Pannelli su un Clown arruffone, spaccone, buffo, disperato e ottimista. A essere precisi non era un vero e proprio clown, ma io lo percepii sempre come se lo fosse, e lasciai che Nicola lo conducesse sempre più in quella direzione. Era il personaggio di Nightingale, protagonista di una commedia fatta a monologhi: ‘Nightingale & Chase’, di Zinnie Harris. Quel personaggio stropicciato, maleducato, cialtrone, ma anche in qualche modo ‘nobile’, era una creazione tutt’altro che facile per un attore, nonostante la naturalezza con cui Nicola lo recitava. Desideravo da tempo tornare a lavorare con lui su quel tipo di ‘clown’, dalla vaga ispirazione classica, una specie di Miles Gloriosus finito alla mensa della Charitas. Desideravo fare uno spettacolo dove i clown, che nel frattempo avevo imparato a conoscere meglio grazie agli spettacoli di Shakespeare, fossero i protagonisti, soli contro tutti.
L’arrivo in compagnia di Sergio Romano ha creato la possibilità: lavorò alla creazione di un servo sciocco e stralunato in Romeo e Giulietta, recitato un anno prima proprio da Nicola Pannelli: un piccolissimo personaggio, quasi del tutto inventato. Il fatto di scoprire che anche Sergio da tempo stesse lavorando a ‘un proprio’ clown, fu una magnifica sorpresa, che mettemmo subito a frutto anche nel Mercante, dove lui fece Lancillotto (un fool), così come nel Bugiardo questi due attori reinventarono i ruoli di Arlecchino e di Brighella, evitando la rigidità delle maschere, a favore della struggente morbidezza del fool.
Ma come dicevo, per me i loro clown ‘naturali’ si manifestarono con quel piccolo servo di casa Capuleti per Sergio, e con Nightingale per Nicola. Veniva voglia di metterli in coppia, e vedere cosa sarebbe successo. Non erano un Bianco e un Augusto, ma due Augusti, di cui uno era ‘lunare’ e stranamente furbo, e l’altro ‘sulfureo’ e intimamente ingenuo. Ci fu poi uno sviluppo in più. Entrambi lavorarono a Trinculo della Tempesta (un clown), con esiti sorprendentemente opposti: la natura volatile di Sergio si fece terrena e ne uscì un clown realistico e brutale, mentre la creazione di Nicola virò, a sorpresa, verso il cielo, e ne uscì un fool. Entrambi questi attori non sono solo clown, ma anche fool. Lavorano sulla dolcezza del comico. Sulla purezza ingenua del ridicolo. L’incontro con questo piccolo ma incantevole testo della Kristof (di sapore bekettiano ma che ricorda anche la circolarità disarmante di Spiro Scimone) ci ha permesso di mettere a frutto le invenzioni di questi due attori. Abbiamo fatto un omaggio dichiarato a due maestri di recitazione, che hanno inventato il ritmo comico ‘lento’: Laurel and Hardy. La nostra ricerca ci ha portato anche a sfiorare un tema che vorrei molto approfondire nei prossimi anni, che è quella delle azioni mimiche. Se, come spero, la Popular avrà il futuro e il sostegno che merita, vorrei introdurre nel nostro programma di formazione anche lo studio del teatro figurativo, e sviluppare il naturale talento da fantasisti di certi attori. L’incontro con il proprio clown è un momento prezioso per ogni attore: sia Nicola che Sergio hanno creato questi struggenti John and Joe grazie al loro incontro con quel piccolo servo del Romeo e Giulietta, che è divenuto poi parte delle creazioni successive. Da notare che quel ruolo, due anni prima, lo faceva Fabrizio Contri, che poi sviluppò le sue scoperte fino a farle diventare il ‘suo’ Ariel : un clown ‘solista’ di incredibile potenza, capace di trascinare ogni scena nella più sconcertante surrealtà con la sua sola presenza.
Mi fa piacere ricordare in questa pagina che l’assistente alla regia di John and Joe è stato Aleph Viola, un autentico fantasista ‘naturale’. Gran parte delle invenzioni di questo spettacolo-studio, sono sue.