Arlecchino servitore di due padroni
di Carlo Goldoni
interpreti
Arlecchino Marcello Moretti
Beatrice Edda Albertini
Brighella Ermanno Roveri
Clarice Giulia Lazzarini
Dottor Lombardi Checco Rissone
Due facchini Raul Consonni e Roberto Pistone
Florindo Achille Millo
Pantalone de’ Bisognosi Agostino Contarello
Silvio Giulio Chazalettes
Smeraldina Vittoria Martello
Un cameriere Marcello Bertini
Un servitore Raul Consonni
anno 1955
regia Giorgio Strehler
SPAZIO MINIMO
13 febbraio 2020 ore 17.00
Lo spettacolo debutta durante la prima stagione del neonato Piccolo di Milano nel 1947. Goldoni è un autore ancora poco amato in Italia e dire che si sarebbe rappresentata una sua opera, equivaleva ritrovarsi con il teatro vuoto. Strehler afferma che l’autore veneziano lo aveva aiutato a interessarsi al mondo e a osservare l’uomo. Arlecchino servitore di due padroni sarà da subito un enorme successo e diventerà uno spettacolo fenomeno, visto da più di due milioni di spettatori nel mondo. Ripensando al complesso rapporto che legava l’attore Marcello Moretti al personaggio di Arlecchino, Giorgio Strehler raccontava: Fu indubbiamente un rapporto d’amore ma appunto per questo, come ogni vero amore, contraddetto, fondamentalmente doloroso, ricco di adesioni e di rifiuti. A prima vista, si potrebbe dire che Moretti non amasse Arlecchino. Lo subiva, come una specie di tirannia della maschera sull’interprete.
SINOSSI
Al centro della commedia troviamo Truffaldino, servo di due padroni, che, per non svelare il suo inganno e per perseguire il suo unico intento, ovvero mangiare a sazietà, intreccia la storia all’inverosimile, creando solo equivoci e guai.
La commedia si apre a Venezia in casa di Pantalone de’ Bisognosi, anziano mercante che sta assistendo alla promessa di matrimonio tra sua figlia, Clarice, e Silvio, figlio del Dottore Lombardi. I due sono innamorati ed è una fortuna che possano promettersi, dato che Federigo Rasponi, agiato torinese cui Clarice era destinata in moglie, è morto in una lite a causa della sorella di lui, Beatrice.
Alla promessa assistono Smeraldina, giovane serva di Clarice a casa di Pantalone e Bighella, locandiere veneziano che fa da testimone. Inaspettatamente, nella scena irrompe Truffaldino, il giovane servo venuto per annunciare il suo padrone; si tratta proprio di Federigo Rasponi, venuto in Venezia per incontrare la sua futura sposa e per chiarire gli affari sulla dote della ragazza. In realtà, colui che si presenta in casa degli allibiti personaggi è Beatrice Rasponi, sorella del defunto in abiti da uomo, per poter andare in cerca di Florindo Aretusi, suo amante fuggito a Venezia in seguito al colpo mortale inferto proprio al fratello Federigo.
Brighella riconosce Beatrice ma non svela l’inganno dinanzi ai presenti e, anzi, sta al gioco facendosi da garante per assicurare tutti che lo sconosciuto che si trovavano di fronte fosse proprio Federigo Rasponi. Neanche Truffaldino, incontrato da Beatrice nel Bergamasco, sa nulla della vera identità del suo padrone. Il suo unico obiettivo è riempire la pancia, essendo perennemente tormentato dalla fame e dall’ingordigia. Non soddisfatto del trattamento di Beatrice, che trascura gli orari del pranzo e lo lascia spesso da solo, per uno scherzo del destino si trova a servire un altro padrone, che si rivela essere Florindo Aretusi sotto il falso nome di Orazio Ardenti.
Per svincolarsi da situazioni critiche, Truffaldino non fa altro che creare guai su guai. Per non farsi scoprire, addossa tutte le responsabilità sul fantomatico Pasquale, servo che in realtà non esiste. Anche quando Beatrice e Florindo si rincontreranno, Florindo crederà che il servitore di Beatrice sia Pasquale e viceversa. Truffaldino soffre la fame, mente, corteggia, ama, finge di saper leggere, serve acrobaticamente due padroni in stanze diverse, pasticcia la trama e la risolve, tutto ciò mentre lo pseudo-Federigo Rasponi complica la vita dei due amanti Silvio e Clarice e delle rispettive famiglie.
La finzione di Truffaldino porta al culmine dell’imbarazzo nel momento in cui egli scambia il contenuto di due bauli, uno di Beatrice e l’altro di Florindo. Il servitore deve giustificare a Beatrice come mai sia entrato in possesso di lettere che appartengono a Florindo. A quest’ultimo, viceversa, Truffaldino viene invece obbligato a spiegare perché ha con sé un ritratto di proprietà di Beatrice. La scusa che Truffaldino racconta ad entrambi è quella di avere ereditato questi oggetti da un precedente padrone defunto.
Quando la situazione sembra irrimediabile, e Beatrice e Florindo minacciano di suicidarsi convinti che i rispettivi amanti siano morti, Truffaldino riesce a risolvere ogni cosa. I due padroni innamorati si ritrovano per caso e sono condotti a nozze, Clarice e Silvio con le rispettive famiglie si riappacificano, non appena viene svelato l’inganno di Beatrice, Truffaldino e Smeraldina ottengono il permesso di sposarsi. Il servo scaltro si svela solo per amore della servetta. “Ho fatto una gran fadiga, ho fatto anca dei mancamenti, ma spero che, per rason della stravaganza, tutti si siori me perdonerà” e vissero tutti felici e contenti.