CASA NATALE
di Henry James
traduzione e adattamento di Luigi Ferrari
SPAZIO MINIMO
12 / 22 dicembre
con Cristina Cattellani, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini, Massimiliano Sbarsi, Francesca Tripaldi
costumi Elisabetta Zinelli
luci Luca Bronzo
regia Giacomo Giuntini
Nuova produzione Fondazione Teatro Due
Il romanzo breve (‘nouvelle’) The Birthplace fu scritto da Henry James (1843-1916) nel 1902. Tuttavia l’autore, al culmine della celebrità dopo I successi di Daisy Miller, The Aspern Papers e The Turn of the Screw, non lo pubblicò preliminarmente in una rivista, com’era sua abitudine. Casa Natale venne invece incluso nel volume di racconti The Better Sort, apparso l’anno successivo, e ricompreso senza alcuna variazione nel XIV volume della cosiddetta ‘New York Edition’ delle sue opere (1909).
Protagonista inanimata ma onnipresente del racconto, oltre che suo spazio fisico, è lei: la Casa Natale, luogo di nascita del Bardo – sì, di William Shakespeare – sebbene il suo nome non ricorra mai nei sette capitoli che costituiscono il racconto originale. «La prima dimora del supremo Poeta, la Mecca della stirpe anglofona» la definisce lo stesso James, ponendo queste parole sulle labbra di Morris Gedge: il modesto bibliotecario di una squallida cittadina della provincia inglese improvvisamente chiamato a diventarne custode e cicerone, insieme alla moglie Isabel, grazie alla tardiva riconoscenza di un uomo di potere. L’impatto col silente mistero «del tempio laico più insolito e più sacro, tra tutti quelli noti all’umanità intera», in assenza tuttavia di ogni traccia reale del Bardo, e al tempo stesso la pressione esercitata dalla becera moltitudine delle orde di visitatori che affollano in ogni stagione il presunto Birthplace, affamate solo di invenzioni e bugie sulla sfuggente biografia giovanile del Poeta, pone in crisi le speranze, e soprattutto la fede, con cui Morris aveva intrapreso, accettandola, un’ormai inattesa avventura professionale ed esistenziale. Personaggi e situazioni da vaudeville animano così – sino all’incandescenza di un finale ‘a sorpresa’ – una trama in cui il gusto per il tratto dialogico e l’esibizione di gesti e andamenti teatrali sembrano pervadere il procedimento narrativo, quasi che quanto accade in molte pagine del racconto si stia già svolgendo su un palcoscenico.