DICIASSETTE CAVALLINI

di Rafael Spregelburd

SPAZIO BIGNARDI
22 novembre / 10 dicembre

PRIMA ASSOLUTA

loghi rpf arena 2024

traduzione di Manuela Cherubini

con Roberto Abbati, Valentina Banci, Laura Cleri, Davide Gagliardini, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Pavel Zelinskiy

scene Alberto Favretto
costumi Giada Masi
luci Luca Bronzo

regia Rafael Spregelburd

Nuova produzione Fondazione Teatro Due

Mi ha sempre aiutato molto sapere chi fosse l’attore che avrebbe indossato l’abito che stavo cucendo. La mia immaginazione migliora quando la mia poetica “incrocia” quella di un particolare attore. Questa forma di scrittura, che è la forma ideale sotto molti aspetti (e che – ci sembra – usava anche Shakespeare per gli attori della sua compagnia) si è persa più volte nella storia del teatro perché i sistemi di potere della cultura hanno cercato di dare all’autore o al regista più peso poetico degli attori: il potere trova sempre più facile negoziare con un singolo individuo che con una collettività. La collettività è potente e imprevedibile. Agisce metonimicamente come popolo, mentre un singolo individuo è corruttibile, come un leader sindacale. Mi lascio permeare profondamente dagli elementi umani con cui ho intenzione di lavorare. Il teatro è un’arte profondamente collettiva, che guadagna densità quanto meno è piramidale, nelle sue operazioni di creazione. È difficile mettere per iscritto quel che accade sul palcoscenico. Un testo può essere anche una forma di appunto impreciso quando si tratta di operazioni dello spazio iscritte nel tempo. Tanto per cominciare, diciamo che si sente un racconto in off, una specie di voce guida che reinventa il mito di Cassandra da un punto di vista singolare. Una caratteristica dei miti classici è che non sono mai stati scritti definitivamente. E che non rispettano la coerenza cronologica. E dunque, questo spettacolo si basa un po’ sul fatto che la coerenza di questo racconto e gli accadimenti coreografici debbano coincidere al millimetro, al fine di ottenere che per ogni coincidenza, per ogni sfasamento intenzionale, si accresca il senso di ciò che si vede, che è fondamentalmente brutale e piuttosto ingenuo, come se a dei bambini fosse stata data una scatola di simboli coi quali costruire momenti.

Rafael Spregelburd

Creato in un anno di lavoro in sinergia con le attrici e gli attori dell’Ensemble Teatro Due, lo spettacolo è la reinterpretazione del mito di Cassandra suddiviso in due tempi, uno apollineo e uno dionisiaco…

ph. Guillermo Turin Bootello