Luca Fontana, tra i più importanti studiosi e traduttori di Shakespeare, racconta questo personaggio così interessante in un ciclo di 9 conversazioni, “Shakespeare come vi piace”, alla Fondazione Teatro Due dal 19 ottobre.
Ma perché parlare di Shakespeare? A parte il fatto che si è, al momento, al quattrocentesimo anno dalla sua morte. A parte il fatto che si tratta chiaramente del più importante drammaturgo di ogni tempo. Beh, non che ci siano dubbi sul perché valga la pena parlarne. Ma può venire il dubbio su cosa si possa dire di nuovo su un autore così prolifico, illuminante, e quindi studiato in ogni sua sfaccettatura. Ne abbiamo parlato con Luca Fontana, che ha risposto così.
Perché Shakespeare non è solo un autore, solo un letterato, solo un poeta. È l’espressione più alta (altissima) di un mondo in costante evoluzione, in un Paese che nel periodo cui ci riferiamo (fine XVI-inizio XVII secolo) vantava più di cento scrittori drammatici nella sua capitale, Londra, la quale serviva un pubblico teatrale settimanale di 30000 persone su un totale di circa 225.000 abitanti. Quindi Shakespeare, o per meglio dire la premiata ditta Lord Chamberlain’s Men (poi insignita del nome Kings’ Men) di cui lui era ordinary poet, componeva testi immortali come Otello, Amleto ecc. attraverso un continuo feedback con il pubblico, agendo su passaggi deboli, tirate divertenti e modifiche che rendevano la commedia più interessante e profonda.
Ovvio quindi che parlare di Shakespeare oggi significa distruggere l’idea tutta romantica del poeta ispirato dalla Musa mentre è seduto al suo scrittoio e si arrovella su questioni intellettuali. Questo rende la figura del Bardo ancora più interessante, ma non solo: fa anche riflettere su come i suoi personaggi siano – e questo è ciò che li rende davvero moderni e attualissimi – totalmente a-morali. Se non rispondono, infatti, ad alcuna psicologia, è altrettanto vero che non incarnano nessun concetto riconducibile a un’ideologia o a una forma mentis. In definitiva, Shakespeare non dà delle risposte, ma pone continuamente delle domande. Nel suo cielo vuoto, senza Dio né Dèi, ogni realtà e ogni affermazione vengono continuamente capovolte, e l’architettura stessa dei testi viene ripensata e ricostruita rappresentazione dopo rappresentazione.
E allora dov’è Shakespeare oggi? Nei libri, negli studi che continuano ad attingere dal fertilissimo corpus di questo autore per creare nuovi sensi e nuovi mondi.
E allora che cos’è Shakespeare? È il più grande teatro dell’umanità.
Parola di Luca Fontana.