Eva Cantarella, attenta studiosa del mondo antico, nell’ambito del ciclo di conferenze PAURA ha parlato a Teatro Due il 26 maggio 2006 de La paura delle donne.
(da un’intervista di Andrea Porcheddu ad Eva Cantarella in occasione del suo intervento)
Chi ha paura delle donne?
Che domanda! Gli uomini, naturalmente..
E perché?
Partiamo dall’antichità, dal mondo greco e romano, l’oggetto dei miei studi e dell’incontro di Parma. Mi sono fatta l’idea che una delle chiavi per capire la donna è proprio anche la grande paura che ne hanno gli uomini. Una paura che si manifesta in modi molto diversi. Se andiamo a vedere i lirici greci, ad esempio, non possiamo non fare riferimento a poesie dichiaratamente ostili alle donne, addirittura misogine: basti pensare al durissimo giambo contro le donne di Semonide.
Eppure le eroine tragiche sono figure fortissime, amate e temute..
Forse solo Euripide ama veramente le donne. Anche se i suoi concittadini ritenevano che lui lei odiasse: Aristofane in Tesmoforiazuse mette in scena un inseguimento delle donne ateniesi ai danni di Euripide, accusato di averle calunniate. Ma anche le donne di Euripide incutono terrore, basti pensare a Medea o all’Ecuba delle Troiane, che ho appena visto a Siracusa nella stagione del teatro greco: quando, alla fine della guerra, reagisce come una belva alle violenze..
Non resta che l’Atena dell’Orestea, la donna nata dalla mente dell’uomo, a non far paura..
Atena è la dea che non è donna, fatta dall’uomo. E non dimentichiamo il mito di Tiresia..
Ce lo racconti..
Zeus e sua moglie Era sono una coppia che oggi definiremmo molto litigiosa. Si scontrano sempre, anche in modo violento. Un giorno discutono su chi provi più piacere nell’atto sessuale, se l’uomo o la donna. Naturalmente non si mettono d’accordo e decidono di chiamare Tiresia per risolvere la questione. Tiresia, infatti, è stato sia uomo che donna, poiché una volta aveva disturbato, con un bastone, due serpi che si stavano accoppiando, senza sapere che una serpe era Zeus stesso in una sua trasformazione. Va detto che Zeus era sempre pronto a trasformarsi in qualsiasi cosa pur di accoppiarsi. Per punizione, dunque, Zeus aveva mutato Tiresia in donna per sette anni.. Ebbene, la risposta di Tiresia alla discussione è: se dividiamo il piacere in 10 parti, 9 sono della donna e 1 sola dell’uomo.
Dunque gli uomini hanno paura del piacere sessuale che le donne provano, hanno paura di essere loro stessi inferiori rispetto a quel piacere. E la necessità di controllarlo, e di controllare la possibilità di procreare della donna, fa si che l’uomo cerchi di limitare la donna, di chiuderla in casa, di controllare la sua sfera d’azione, di dominare la donna. Fino a teorizzare la supposta superiorità naturale dell’uomo con Aristotele, che considera le donne esseri inferiori, per natura.
E cosa accadeva nell’antica Roma?
La paura dei romani era radicalmente diversa. Intanto non veniva teorizzata la superiorità dell’uomo, come accadeva in Grecia: a Roma il rapporto tra i sessi è vero “conflitto” che si esprime nella durezza della repressione.
Lei si è occupata a lungo di “diritto sessuato”, di “gender studies”. Vale la pena chiederle, allora, se rispetto alla società greca e romana qualcosa sia cambiato..
Naturalmente, molto e cambiato, ci mancherebbe altro! Negli ultimi trenta anni le cose sono cambiate di più che non nei tre mila precedenti. Ma l’idea delle donne inferiori, che si esprime nelle teorie di Aristotele, si è trascinata per secoli.
Come superare, allora, quello che resta della paura delle donne?
Oggi si vive una paura diversa, si sono sciolti i nodi di una presunta inferiorità, i due sessi sono equiparati. Si tratta, forse, di acquisire e diffondere una mentalità diversa, più aperta. Il teatro, in questo senso, può essere prezioso.
Eva Cantarella
Storica, giurista, sociologa e accademica italiana, studiosa del mondo antico.
Nata a Roma, Eva Cantarella si è laureata in Giurisprudenza nel 1960 presso l’Università di Milano. Ha compiuto la propria formazione postuniversitaria negli Stati Uniti all’Università di Berkeley e in Germania all’Università di Heidelberg. Ha svolto attività didattica e di ricerca in Italia presso le Università di Camerino, Parma e Pavia e all’estero all’università del Texas, Austin e alla Global Law School della New York University. È stata Professore Ordinario di Istituzioni di Diritto Romano presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano, dove ha insegnato anche Diritto Greco Antico, fino al 2010. È stata inoltre Direttore dell’Istituto di Diritto Romano, della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano e di una rivista internazionale pubblicata dalla stessa Università. È stata rappresentante del consiglio direttivo del Ministero della Cultura dell’Istituto Nazionale di Teatro Antico. Autrice di moltissimi articoli, molti dei quali sono stati tradotti in diverse lingue, e di oltre trenta libri. Della sua produzione ricordiamo: Norma e sanzione in Omero. Contributo alla protostoria del diritto greco (1979), L’ambiguo malanno. Condizione immagine della donna nell’antichità greca e romana (1981), Tacita Muta: la donna nella città antica (1985), Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico (1988), I supplizi capitali in Grecia e a Roma (1991) Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia (1996), Pompei. I volti dell’amore (1998), Un giorno a Pompei (1999). Nel 2003 ha vinto il Premio Bagutta con il suo libro Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto.
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