LE PARADIS? NON, MERCI!
con
Clara Brancorsini, José Ponce, Laura Laboureur, Marcin Habela, Maria de La Paz, Andrea De Luca, Natalia Pastrana, Sofia Revueltas
Drammaturgia : Julie Gilbert, Jerome Richer, Nadège Reveillon, Julien Mages,
Yves Robert, Francesco Trecci, Benjamin Knobil
musicisti Geraldine Schenken, Ivan Olah, Clément Meunier
drammaturgia Julie Gilbert, Jerome Richer, Nadège Reveillon, Julian Mages, Yves Robert, Francesco Trecci, Benjamin Knobil
luci Francesco dell’Elba
costumi Samantha Landagrian
realizzazione scenografie Alex Gérenton
musiche originali Bruno De Franceschi
direzione artistica Gabriel Alvarez
amministrazione Laure Chapel/ Pâquis Production
produzione Compagnie Studio D’action Théâtrale, Théâtre Populaire Romand de La Chaux-de-Fonds e Fondazione Teatro Due
Quando si tratta di immaginare cosa sia la felicità, l’uomo ha sempre potuto ricorrere all’invenzione del paradiso, luogo straordinario, paese al di là, dove non ci sono né rischi, né lotte, né morte, né desideri, nessuna frustrazione.
In pratica un luogo dalla noia mortale.
Se c’è una cosa per la quale si può essere grati ad Adamo ed Eva è di aver liberato l’umanità dall’idea di paradiso. Eppure, ostinatamente, cerchiamo di ricrearlo, accarezziamo l’idea di nuove comunità o formazioni sociali senza conflitti, dove non ci sia posto per chi dubita, per chi pensa con la propria testa.
No, niente Paradiso! Ma allora, cosa?
Sicuramente non questo modello di società piegata dal capitale, la società globalizzata per la quale l’oppio non è più quello dei paradisi artificiali, ma quello del consumo sfrenato, l’insieme di segni di un corpo in crisi di rappresentazione.
E cosa pensare oggi dell’imperturbabile leggerezza che consiste nel cantare il trionfo del liberalismo economico e politico o, come direbbe Jean Baudrillard, “l’universalizzazione della democrazia liberale occidentale come punto finale del governo umano?”
Con che cinismo e negazione maniacale crediamo che “tutto ciò che ha ostacolato il riconoscimento reciproco della dignità degli uomini, sempre e ovunque, è stato rifiutato e seppellito dalla storia?”
Le Paradis? Non, merci! è una farsa composta da sette testi, molto diversi, sui vizi capitali. È la rappresentazione in musica di questa grande parata carnevalesca che è diventata la cultura del consumo di massa, spettacolo di una società che si auto divora. Avarizia, orgoglio, gola, invidia, lussuria, collera e pigrizia, tracce inconfondibili della nostra società consumistica, vengono allora celebrate con ironia in uno spettacolo di teatro musicale la cui dimensione sonora intreccia parola, canto lirico e musica.