20.05.2023, Rafael Spregelburd in Arena Shakespeare – ph. Andrea Morgillo
In quelli che definisce Appunti sulla drammaturgia, Rafael Spregelburd nota che ogniqualvolta uno scrittore si avventura in forme meno aristoteliche, ovvero si avvale di strutture che non restituiscono la consequenzialità causa-effetto che siamo abituati a considerare come il vero, il reale, viene subito percepito – e spesso etichettato – come diverso, come nuovo. Eppure sono ormai più di cinquant’anni che la scienza è stata in grado di spiegare, e continua a farlo con sempre minor approssimazione, che la realtà si comporta secondo regole e schemi ben diversi da quelli che noi usiamo per descriverla, secondo sistemi complessi. Caotici. “La chiave sta, necessariamente, nella messa in discussione della natura del tempo. Qualcosa che, dalla comparsa della termodinamica in poi, dovrebbe essere insegnata nelle scuole di recitazione, molto più di Edipo o di Lorca. La natura del tempo è, agli occhi degli scienziati della catastrofe, un tema affascinante. In essa si presentano, oltretutto, la maggior parte delle domande senza risposta dalle quali dipende il desiderio umano. Che è desiderio di conoscenza.”
Una delle sfide, o forse opportunità, del teatro della nostra epoca, liberato dall’obbligo di emulazione o imitazione del reale, potrebbe essere proprio quella di costruire per lo spettatore la possibilità di un’esperienza capace di restituire quella complessità costante in cui siamo immersi e che tentiamo continuamente di approssimare in forme e sistemi in grado di essere rappresentati razionalmente; un’esperienza capace di riconciliarci con l’immagine del caos come di un ordine più complesso nel quale le relazioni di causa-effetto sono sconosciute o non lineari. Se assumiamo che noi vediamo e descriviamo le cose nel modo più vicino possibile a ciò che già conosciamo, per trovare in esse un significato, compito dell’artista è proprio quello di amplificare tutto ciò che sfugge alla possibilità di essere delineato e delimitato, sfuggendo, di fatto, al linguaggio. “Come convincere che a volte la bozza ha più forza dell’opera conclusa? Come spiegare che la provvisorietà di ciò che si sostiene nell’opera è più importante delle sue affermazioni durevoli? Come celebrare un nuovo tipo di profondità, che sorge dal mistero ambiguo del senso che si annida nelle cose, e non nella prevedibilità del loro significato? Immagino che il mio teatro sia in crisi e che sia un teatro della crisi.”
Il primo incontro dell’autore, attore e regista argentino con gli attori dell’Ensemble di Teatro Due è stato estremamente ricco e stimolante: 5 giorni di reciproca conoscenza, un’occasione estremamente preziosa – e quantomai unica – di confronto su un’idea di teatro, di condivisione di saperi artigianali. Rafael Spregelburd tornerà a Parma all’inizio del prossimo anno per proseguire il lavoro di scrittura con gli attori che porterà poi al debutto di un nuovo spettacolo che dirigerà nell’autunno del 2024.
Non vediamo l’ora di raccontarvi il prossimo capitolo.