Emma Dante
RE CHICCHINELLA
ARENA SHAKESPEARE
16 giugno, ore 21:00
libero adattamento da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile
scritto e diretto da Emma Dante
elementi scenici e costumi di Emma Dante
luci Cristian Zucaro
assistente ai costumi Sabrina Vicari
con Re Carmine Maringola, Regina Annamaria Palomba, Principessa Angelica Bifano, Paggi Davide Mazzella, Simone Mazzella, Dama d’onore Stephanie Taillandier, Dame di corte Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto, Samuel Salamone, Marta Zollet, Dottore Samuel Salamone, Infermiere Viola Carinci, Marta Zollet, Gallina Odette Lodovisi
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, Carnezzeria, Célestins Théâtre de Lyon, Châteauvallon-Liberté Scène Nationale, Cité du Théâtre – Domaine d’O – Montpellier / Printemps des Comédiens
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
organizzazione Daniela Gusmano
“Se quaccheduno mi chiedesse dove se porrìa trovare lo fingimento e la frode io non saperrìa menzionare autro luogo che chesta Corte, dove fanno sempre le maschere, la mormorazione da trastullo, la maldicenza da Graziano, lo trademiento da Zanne e la furfanteria da Pullicinella, dove a lo stesso tiempo se taglia e se cuce, se pugne e se unge, se rompe e se ‘ncolla. Ma è possibile che s’è perduto lo munno? Che non s’aggia da trovà lo remmedio a chesto male?”
C’era una volta un re che un giorno se ne tornava dalla caccia felice e soddisfatto quando sentì il bisogno di andare di corpo. Consegnata a un servitore la spada, lesto lesto, il re scese da cavallo e si infilò in un vicoletto per scaricare il ventre, ma non avendo in tasca pezze per pulirsi, si servì di una gallina accisa de frisco, con le piume morbide e setose, che giaceva abbandonata in un angolo. Ma la gallina non era morta e s’afferrò col becco alle sue chiappe di re. Accorsero i servitori e il cielo si oscurò alle sue urla disperate.
Non potendo più resistere al dolore e vedendo buttate al vento le fatiche dei servi, il re si fece condurre al palazzo reale, dove medici e luminari tentarono ogni rimedio, spalmando unguenti, adoperando tenaglie e strumenti di ogni genere. Ma niente, non ci fu niente da fare, perché quel male superava i confini della natura, non era colica né flatulenza che si poteva guarire con supposte di fichi lassativi o cacazze di topi, no, quel male era incurabile. Col passare dei mesi la gallina entrò sempre più in profondità finché non prese definitivamente alloggio dentro di lui.
Re Chicchinella racconta la storia di un re malato, solo e senza più speranze, circondato da una famiglia anaffettiva e glaciale che ha un solo scopo, ricevere un uovo d’oro al giorno. L’animale vive e si nutre, divorando lentamente le viscere del re, fino a quando non si scopre che per il mondo il re e la gallina sono la stessa cosa.
Dopo tredici giorni d’inedia, Re Carlo III d’Angiò, re di Sicilia e di Napoli, principe di Giugliano, conte d’Orleans, visconte d’Avignon e di Forcalquier, principe di Portici Bellavista, re d’Albania, principe di Valenzia e re titolare di Costantinopoli, entra nella sua nuova esistenza e, appollaiato sul trono, riceve il plauso di tutta la Corte.