Tutu / Chicos Mambo

TRINUMMUS
“I TRE OBOLI”

SPAZIO BIGNARDI
8 giugno, ore 20:30

di Plauto

musiche di Giovanni Battista Martini
eseguite da Orchestra Europa Galante
con Luca Cicolella, Laura Cleri, Davide Gagliardini, Andrea Mattei, Luca Nucera, Antonio Rosti, Massimiliano Sbarsi

luci Luca Bronzo

a cura di Giacomo Giuntini

produzione Fondazione Teatro Due
in collaborazione con Orchestra Europa Galante

Il M° Fabio Biondi ed Europa Galante, insieme a Fondazione Teatro Due, presentano una preziosa riscoperta costituita dalle musiche di scena composte da Padre Martini per un allestimento del Trinummus di Plauto, organizzato a Parma nell’estate del 1780. Le sinfonie originali, ossia gli intermezzi musicali che incorniciavano gli atti della commedia, sono il focus di una lettura scenica dell’opera plautina, con tutti i sali della più temperata comicità plautina, fra servi astuti e giovani innamorati scialacquatori. Un’occasione unica per riportare alla luce un raffinato dialogo settecentesco tra musica e poesia scenica. Nell’estate del 1780 al Collegio de’ Nobili di Parma andò in scena il Trinummus di Plauto, recitato in latino e incorniciato dalla musica appositamente eseguita da Padre Giovanni Battista Martini, su proposta di Padre Paolo Maria Paciaudi. Una meraviglia, stando alle fonti superstiti. Quel successo racchiude la storia di una lunga gestazione. Scambi epistolari, esilii, cambiamenti politici, e molta musica; trascorrono infatti undici anni dal primo contatto scritto tra i protagonisti di questa impresa, il Regio bibliotecario e antiquario Padre Paciaudi, ideatore del progetto, e Padre Martini, il Maestro bolognese conosciuto e ammirato in tutta Europa. La scelta di rappresentare un testo del principe della commedia latina Tito Maccio Plauto in seno al prestigioso Collegio dei Nobili di Parma, centro di formazione e istruzione per giovani aristocratici provenienti da tutta Europa, non fu assolutamente scontata: le trame plautine non brillano di moralità e compostezza e la sua lingua è piena di asperità. Per questo venne scelta una delle commedie più pacate, I tre oboli appunto (come fu tradotto il titolo per l’occasione).

Dopo un Prologo affidato a Dissolutezza (la madre) e Povertà (sua figlia), in cui la prima affida ad un giovane spendaccione di nome Lesbonico la propria prole, l’azione si sposta ad Atene, nei pressi della casa di Carmide, che prima di partire per motivi di lavoro affida i suoi beni, suo figlio (che altri non è se non Lesbonico) e sua figlia all’amico Callicle. Quest’ultimo, scopriremo, ha riacquistato la casa di Carmide, messa in vendita dallo scapestrato Lesbonico, al fine di non disperdere un tesoro di tremila filippi; nelle intenzioni di Carmide, il tesoro (nascosto proprio nella casa) avrebbe dovuto costituire la dote per la figlia, in età da marito. Parallelamente, il giovane Lisitele, amico di Lesbonico, si offre come aiuto per risollevarne le sorti: dichiara al padre Filtone di voler prendere in moglie la sorella di Lesbonico e senza alcuna dote. Al contrario di Filtone, né Lesbonico né Callicle sembrano però essere d’accordo con questa proposta; per uscire dall’impasse, al vecchio Megaronide viene un’idea: un uomo si fingerà mandato da Carmide con due lettere, da recapitare a Callicle e a Lesbonico, in cui sia dichiarato che quest’ultimo deve fornire alla sorella la dote necessaria a sposarsi per tramite di Callicle; a matrimonio avvenuto, Callicle recupererà la somma anticipata dal tesoro nascosto, senza che alcun soldo in eccedenza possa transitare per le pericolose mani di Lesbonico. Viene incaricato Sicofante, dietro compenso di tre soldi (da cui il titolo della commedia), ma la situazione vacilla quando quest’ultimo incontra Carmide in persona, appena rientrato ad Atene. Tutto sembra precipitare, fino alla risoluzione finale…

ph. Laila Pozzo