In Tempo di seconda mano la grande icona del comunismo, congelata, sprofonda nel grande pavimento di ghiaccio e al tempo stesso sembra sorgere da quel freddo habitat che accoglie le storie dei tanti personaggi che, sempre in scena, raccontano la Russia attraverso tutto il XX° secolo. Pareti nere specchianti ai lati si fronteggiano, chiudono la scatola ma al tempo stesso le permettono una fuga prospettica quasi infinita: una grande sfida per Pasquale Mari, light designer e direttore della fotografia tra i più apprezzati in Italia, che ha curato le luci dello spettacolo.
“Per me, come sempre, tutto parte dalla proposta scenografica. In questo caso dal bozzetto di Roberto Crea.”: abbiamo incontrato Pasquale Mari che ci ha raccontato come nascono le luci di Tempo di seconda mano e che tipo di racconto introducono in scena:
Una distesa di ghiaccio dalla quale emerge, tra le fratture, l’icona della falce e martello, come dopo una catastrofe (capitolo Apocalisse come consolazione). Un lago ghiacciato, forse il citatissimo Lago dei cigni, seppellisce una umanità che credeva fortemente in un ideale e per il quale era disposta a sacrificare la propria vita, il proprio tempo, nella speranza che il presente mutasse in un futuro migliore.
Le quinte laterali moltiplicano lo spazio, ma, al tempo stesso, intrappolano i personaggi in una scatola gelida, bianca, desolante.
La luce fa il resto, accarezza i contorni, trasformando i corpi e l’icona in un’unica enorme scultura.
Roberto Crea
Tempo di seconda mano, in Prima nazionale, dal 25 marzo al 2 aprile.