Charles Lamb, preso atto della manifesta infermità mentale della sorella Mary, se ne prese carico. Ma non solo. Data la sua sempre più intensa attività letteraria (famosi i suoi saggi critici firmati con il nome di Elia, con il gioco di pronuncia con a lie, una bugia), egli la coinvolse in un ambizioso progetto che gli era stato proposto dall’editore William Godwin: Tales From Shakespeare, una serie di racconti per bambini tratti dalle opere più famose del Bardo. Mentre lui stesso si occupava di trasporre in narrativa le tragedie Shakespeariane, Mary si sarebbe occupata delle commedie. Compito non facile, visto che le complesse trame dei testi teatrali erano non solo difficili da tradurre in un linguaggio accessibile a tutti, ma anche perché l’alto livello di violenza e gli eventi sanguinari dell’universo elisabettiano erano difficili da comunicare a un pubblico di ragazzi. Eppure questa insolita coppia di scrittori, accomunati dal sangue e da un affetto reciproco duraturo e saldo, ha consegnato ai posteri un ricchissimo e prezioso corpus di racconti che ancora oggi è un gioiello della letteratura per ragazzi, ma anche e soprattutto un originale e utilissimo strumento di studio su Shakespeare. Tragedia e commedia, tinte fosche e lieto fine, per due fratelli che incarnano un’intera parte della letteratura ottocentesca londinese e che per la loro storia di famiglia possono essere annoverati tra i personaggi più interessanti e particolari di questo ambiente.
Di famiglia umile, i Lamb si erano trasferiti a Londra in cerca di fortuna, quando il padre di Charles e Mary si fece assumere come intendente presso la casa di un certo Salt, dove la famiglia iniziò a risiedere. Mentre Mary si occupava dei lavori di casa, Charles riuscì a conseguire gli studi e a fare amicizia con un poeta che sarebbe stato illustre: Samuel Taylor Coleridge, con il quale Lamb fu amico fino alla fine dei suoi giorni. Una carriera, quella di Lamb, che lo vede impegnato come impiegato e contabile nella Compagnia delle Indie Orientali e che quindi non lo consacra da subito come critico letterario. Fu la passione per la letteratura e il teatro, nonché la grande quantità di tempo libero che gli lasciava il suo lavoro, a spingerlo a interessarsi di critica fino alla pubblicazione di saggi e recensioni su diverse riviste (sempre con lo pseudonimo di Elia) e a convincerlo a scrivere sonetti che furono pubblicati da Coleridge in una collezione che ebbe un grande successo.
Charles fu non solo critico e letterato, teatrante e scrittore. Fu anche un sollecito aiutante della sorella Mary, dotata di altrettanto talento letterario, nel lunghissimo periodo in cui i suoi attacchi di follia diventavano più frequenti e violenti. Spesso nei salotti londinesi si parlava di una interdipendenza che caratterizzava la vita domestica e artistica dei due fratelli, in due sensi: uno, ovvio, era quello di Mary verso Charles, che si occupava della sua infermità mentale. L’altro, meno scontato, era quello di Charles verso Mary: lo scrittore sembrava rasserenato dal rapporto con la sorella, e pareva trarre dalle ore con lei un conforto fisico oltre che mentale. Al di là dei pettegolezzi, comunque, i due fratelli rappresentano un singolare esempio di connubio tra vita privata e creazione artistica, il tutto dietro un titolo, i Tales from Shakespeare, che ha di diritto un posto in qualsiasi biblioteca per ragazzi e in qualsiasi corpus Shakespeariano.